LA REGOLA DELL’OTTO
Mi è bastata un’improvvisa voglia di ragù per farmi mettere a pensare al concetto, al significato moderno delle parole scegliere, tempo e destino.
Ragù. Mi ricordo quello di mia nonna, messo su alle sette di mattina, più di otto ore di cottura.
La domenica, le stanze inondate da un profumo inebriante, quasi afrodisiaco e noi bambini appena si allontanava un attimo dalla cucina giù coi pezzi di pane a far scarpetta dalla pentola che poi ne rimaneva poco per la pasta.
Oggi, la mia voglia di ragù.
Scendo al supermercato sotto casa mia, tra gli scaffali, decine di barattoli, colori, forme, misure, ricette, prezzi e marche.
Otto minuti per entrare e scegliere e pagare. Poi, basta scaldare e condire i maccheroni. O addirittura, al banco gastronomia, posso comprare una porzione di pasta già condita solo da scaldare. Otto minuti e otto secondi. Contro le otto ore di una volta.
Non è cambiato tutto ma è cambiato molto. Le possibilità di scelta, il concetto di tempo, il destino di un “semplice”, onoratissimo ragù. E così, più o meno inconsapevolmente, anche le scelte morali, quotidiane, alcune sono diventate come quei barattoli sugli scaffali. Otto minuti. Contro le otto ore di una volta. Contro il fatto di prendersi il tempo per andarsi a scegliere il macinato di carne migliore, il pomodoro più buono, l’olio d’oliva…poi mescolare, osservare, assaggiare. Attendere.
Tempo e destino. Più o meno fatto e pronto. Trovato lì, solo da prendere e consumare. Otto minuti!! Per decidere, degustare, aspettare.
Otto ore. Ecco. La mia voglia di sugo mi ha fatto pensare a questa che chiamo “regola dell’otto“. La regola del tempo, del destino. La ricetta del poter e saper ancora scegliere.
Chiara Domeniconi
http://piapencil.wordpress.com/